«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


domenica 25 dicembre 2011

Un bellissimo Odifreddi, ma con (almeno) un piccolo neo



 


24 novembre 2010
 
Ho tra le mani il nuovo libro di Piergiorgio Odifreddi, C'è spazio per tutti. Il grande racconto della geometria, edito da Mondadori (266 pp., € 22.00). Avendo tutti gli altri del "matematico impertinente", posso dire tranquillamente che, almeno sul piano della veste grafica, si tratta del suo libro più bello. Basta sfogliarlo per essere subito colpiti dallo straordinario sfoggio di immagini a colori tratte soprattutto dalla geometria e dalla pittura (ma ci sono anche parecchie foto e figure di altro tipo). In questo libro Odifreddi ci conduce con brio in un viaggio affascinante attraverso la geometria antica - quella egizia, quella indiana e soprattutto quella greca, fino a quella araba ed europea - e ci mostra le sue connessioni con la natura e con l'arte antica, moderna e contemporanea. Ma non voglio dire altro su un libro di cui fino ad ora ho letto solo le due pagine della "Premessa".
 
Qui mi voglio invece soffermare su un'altra cosa. Pur adorando Odifreddi, spesso rimango deluso da certi suoi svarioni, soprattutto di carattere bibliografico. Non di rado, infatti, Odifreddi è a dir poco molto superficiale nelle citazioni. Per fare qualche esempio, nel quinto capitolo de Il diavolo in cattedra dice una cosa inesatta sulla dedica della Monadologia di Leibniz; in apertura del libro con Valzania (La via Lattea) scivola sul celeberrimo passo di Kant sul "cielo stellato" scambiando la Ragion pura con la Ragion pratica, mentre all'inizio del quinto capitolo di In principio era Darwin, nel riportare un passo della Fisica di Aristotele, sembra non rendersi conto che lì Aristotele non sta esponendo una sua idea ma sta riportando una teoria darwinista ante-litteram che intende confutare attribuendola ad Empedocle, ecc.
 
Ebbene, verso la fine della breve "Premessa" di C'è spazio per tutti (p. 4), Odifreddi si mostra molto poco rigoroso nel riportare un passo di Borges. Annunciando che sta per iniziare un racconto storico sulla matematica, egli scrive:
 
E io lo farò, sedendomi sulle spalle non solo di Galileo e di Dante, ma anche di Borges, che nella prefazione della sua Biblioteca inglese dichiarò:
"Ho preferito insegnare ai miei studenti non la letteratura inglese, che ignoro, ma l'amore per certi autori. O, meglio ancora, per certe pagine. O, meglio ancora, per certe frasi. E questo basta, mi pare. Uno si innamora di una frase, poi di una pagina, poi dell'autore".
 
Ora, premesso che non ci sono ulteriori specificazioni bibliografiche (il libro è privo di note a piè di pagina), il lettore ignaro è portato a fare le seguenti corrette inferenze (se capisce l'italiano e il modo normale di introdurre una citazione):
 
  1. Borges ha scritto un libro che si intitola Biblioteca inglese (ovvero La biblioteca inglese);
  2. In tale libro c'è una Prefazione scritta da Borges;
  3. In tale Prefazione si trova il passo citato.
 
Ebbene, incredibile a dirsi, tutte e tre le corrette inferenze del lettore ignaro sono false, perché:
 
     1'. Borges non ha mai scritto un libro che si intitola La biblioteca inglese;

     2'. Tale libro esiste, ma non contiene una Prefazione di Borges, pur contenendo tre saggi introduttivi e pur essendo costituito da "testi" di Borges, che però Borges non ha mai scritto;

    3'. Il passo citato da Odifreddi si trova altrove, pur trovandosi accidentalmente in uno dei saggi introduttivi de La biblioteca inglese.
 
Come si vede, se Odifreddi lo avesse fatto apposta, avrebbe creato una perfetta situazione borgesiana, ma purtroppo temo che egli abbia citato di seconda mano e che abbia travisato l'indicazione bibliografica della citazione del passo letta altrove, perché se avesse avuto tra le mani La biblioteca inglese non avrebbe mai potuto introdurre la citazione in quel modo disastrosamente errato. E poiché si dà il caso che questo volume io ce l'abbia, posso dire come stanno le cose in realtà. La biblioteca inglese. Lezioni sulla letteratura è un libro uscito nel 2000 (tr. it. Einaudi 2006), a cura di M. Arias e M. Hadis, che raccoglie 25 lezioni sulla letteratura inglese tenute da Borges nel 1966 all'Università di Buenos Aires. Il testo delle lezioni è stato approntato dai curatori sulla base delle registrazioni su nastro magnetico effettuate da alcuni studenti, i quali intendevano così consentire ad altri studenti assenti per lavoro di seguire comunque il corso di Borges ascoltando le lezioni in un secondo momento. Le 25 lezioni sono precedute da tre saggi introduttivi, il primo firmato da entrambi i curatori, il secondo firmato da Arias e il terzo firmato da Hadis. Il passo citato da Odifreddi (con leggere modifiche rispetto alla trad. Einaudi, riprodotta da Mondolibri sempre nel 2006: cfr. p. XXIII ) si trova nel terzo saggio introduttivo, "Borges in aula", e qui si scopre che Hadis sta a sua volta citando da una fonte ulteriore chiaramente indicata in nota: "Borges visita a Pezzoni, lezione 16, p. 204, in Enrique Pezzoni, lector de Borges, cit.".
 
Adesso posso cominciare davvero la lettura di C'è spazio per tutti.

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