«Das Leben der Erkenntnis ist das Leben, welches glücklich ist, der Not der Welt zum Trotz» (Ludwig Wittgenstein, Tagebucheintrag vom 13.8.16).


«E se qualcuno obietta che non val la pena di far tanta fatica, citerò Cioran (…): “Mentre veniva preparata la cicuta, Socrate stava imparando un’aria sul flauto. ‘A cosa ti servirà?’ gli fu chiesto. ‘A sapere quest’aria prima di morire’”» (Italo Calvino, chiusa di "Perché leggere i classici").


«Neque longiora mihi dari spatia vivendi volo, quam dum ero ad hanc quoque facultatem scribendi commentandique idoneus» (Aulo Gellio, "Noctes atticae", «Praefatio»).


domenica 11 agosto 2013

Su "Metamorph" di Giuseppe Casa

«Il grilletto ha ceduto, ho toccato il ventre liscio dell'impugnatura ed è là, in quel rumore secco e insieme assordante, che tutto è cominciato. Mi sono scrollato via il sudore ed il sole. Ho capito che avevo distrutto l'equilibrio del giorno, lo straordinario silenzio di una spiaggia dove ero stato felice. Allora ho sparato quattro volte su un corpo inerte dove i proiettili si insaccavano senza lasciare traccia. E furono come quattro colpi secchi che battevo sulla porta della sventura».
Sono le parole con cui si conclude la prima parte de Lo straniero di Albert Camus e sono le parole che, riemergendo dal fondo della memoria su cui si erano depositate ormai un quarto di secolo fa, mi sono risuonate ossessivamente nella mente per tutto il tempo della lettura della seconda metà di Metamorph, il romanzo noir di Giuseppe Casa edito all'inizio di quest'anno da Foschi Editore. L'associazione, naturalmente, non è casuale, perché i quattro colpi di pistola sparati da Meursault contro l'arabo diventano in Metamorph colpi di machete africano inferti dal protagonista Lorenzo Barbieri al corpo di una donna e assumono la medesima funzione di inizio della fine di una vita colpita da una sventura assurda.
Metamorph, così, si presenta come un romanzo duro sulla contemporaneità (la Milano di oggi, la vita sociale e le relazioni umane alienate nell'età di Google, di Facebook, degli sms, delle chat e dell'iPhone) che tuttavia pare riscritto sul palinsesto di un dramma classico, sicché dietro la musica e le parole di Fabri Fibra e i film dell'orrore, con tutto il resto del trash musicale e cinematografico di oggi citato in abbondanza, si profilano riferimenti possibili a diversi maestri della letteratura, dal Poe di Berenice, del Gatto nero e del Barile di Amontillado, per esempio, al McGrath di Follia e soprattutto di Spider (il racconto in prima persona di Lorenzo assomiglia molto, per certi versi, a quello di Dennis Cleg), oltre all'esplicito Kafka della Metamorfosi richiamato nel titolo, che tuttavia nasconde un doppio senso, perché, come si spiega nel testo (p. 129), Metamorph è "anche" il nome di un software sofisticato che consente di simulare strutture e funzioni cellulari. Lorenzo, infatti, è un post-doc quarantenne precario dell'Istituto di Ricerca Sant'Ambrogio di Milano che, dopo una parentesi di studi e ricerche negli Stati Uniti nel campo della genetica e della microbiologia, cerca di guadagnarsi la sistemazione definitiva in Italia grazie a un esperimento di manipolazione genetica delle cellule nell'ambito della ricerca per la cura del cancro. E così, nella prima metà del romanzo, il lettore prende familiarità con il racconto in prima persona e in presa diretta di uno scienziato disincantato e reso distaccato e cinico dalla disillusione, dal momento che «una volta il sogno di ogni ricercatore era di vincere il Nobel; oggi, con i tagli alla ricerca e il blocco dei concorsi, è già tanto se riesce a ottenere un rinnovo di contratto per mandare a scuola i propri figli» (p. 11); conosce il suo ambiente di lavoro, dove le gerarchie e le forme dell'impresa scientifica nascondono una realtà fatta di arrivismo, clientelismo e favori sessuali; conosce la sua famiglia, un matrimonio in crisi con una moglie inserita nel frivolo mondo milanese della moda e un figlio dodicenne disadattato, che ignora i genitori (soprattutto il padre) e vive immerso nella musica rap e satanica, nei giochi violenti della playstation e nei film dell'orrore; conosce, infine, i suoi tentativi di compensare le frustrazioni lavorative e familiari con fugaci relazioni extraconiugali e con la musica contemporanea, di cui Lorenzo è un cultore selettivo. Tutto sembra procedere secondo un ordine fatto di normalità precaria, di piccole soddisfazioni e di dolori ordinari, su cui lo sguardo lucido di Lorenzo stende un velo ora di ironia scanzonata ora di sarcasmo smagato. Ma all'improvviso il caso, l'assurdo camusiano, la follia e l'orrore fanno irruzione nella vita di Lorenzo sotto forma di un'amante molesta e la sconvolgono, fino a farla deragliare e precipitare verso una rovina senza rimedio.
In tal modo Metamorph, da ricostruzione realistica, disincantata e acre di certi settori della vita sociale contemporanea, diventa d'un colpo un romanzo angosciante e mozzafiato, e le pagine incollano a sé il lettore trascinandolo in un tunnel dell'orrore che riserva sorprese conturbanti fino alla fine.
Dalla lettura del romanzo si esce con la consapevolezza di aver avuto a che fare con uno scrittore di talento notevole (Metamorph è il suo sesto romanzo), che con una prosa asciutta e calibrata sull'italiano parlato, e quindi non priva di cedimenti al turpiloquio più greve, racconta una storia avvincente e ben costruita, cui il lettore più esigente è disposto persino a perdonare qualche raro inceppamento espressivo e una dozzina di refusi facilmente eliminabili in un'auspicabile seconda edizione.

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